saimon69 ha scritto:(come vorrei che questa fosse l'ultima reply del thread)
MCGYVER HAI ROTTO I C******I!!!
Spero ti guariscano presto, insieme alla mente Con tutti sti santini terroristici alla verdi/scientologisti ecc.
Ma vai a dormire, nessuno ti ha interpellato e offeso fin'ora.. e ti risparmio di peggio...
Chi vede come sei arrivato, penserà di conseguenza.
Intanto sappi che aborro scientologist (vera setta, chiusa al pubblico e che rincoglionisce la gente che ci entra)... e non sai di cosa parli... sei peggio di quelli che stanno a novanta a subire quest'Italia, e non sanno in che regime vivono.
SENTIRE SENZA ASCOLTARE... Ormai in qualsiasi luogo ci troviamo, il sottofondo si impadronisce del nostro sentire. Può essere il rumore della città, con le auto e i clacson. Oppure un locale qualsiasi per l'aperitivo. Addirittura un centro commerciale mentre si è intenti a fare la spesa. Le onde sonore invadono il nostro essere senza apparentemente scalfirlo. Perfino a casa, tra le nostre pareti domestiche "protette" non siamo o non vogliamo essere al sicuro, dal sottofondo ormai diventato abitudine. Magari accendendo la tv senza un motivo ben preciso, solamente per sentire qualcosa, qualsiasi cosa, basta sentire. Il sentire sta diventando la soluzione al non sentirsi soli, la cosa importante è che non ci sia silenzio. Col silenzio inizia il black out celebrale, abituati come siamo considerando il vivere in proporzione ai decibel ingeriti dalle orecchie. Per carità non dico che dobbiamo vivere nella castità del silenzio, assolutamente. Però ormai sentiamo con inerzia. Sentiamo come se fosse una cosa normale il "rumore". Sentiamo senza farci caso, senza ricordarci la canzone del pub durante l'aperitivo. Sentiamo senza ascoltare. Anche tra di noi... spesso mi capita di parlare con le persone. Mi guardano in faccia sembrando interessate ma mi accorgo sempre più di essere un rumore di sottofondo, come un clacson o una musichetta. Siamo presi dal nervosismo di una vita frenetica che nemmeno ascoltiamo chi ci parla, immersi nei nostri pensieri, nell'impassibilità del volto.